Perchè buttare giù la maschera
Mi piacerebbe potermi considerare uno scrittore esordiente anche se sino ad ora gli scrittori li ho sempre guardati dall’altra parte della barricata. Non mi vergogno a scrivere a raccontare. Ma ho paura del giudizio. Mi piace dire quello che voglio. Ma spesso preferisco celarmi nella massa. Mi sento come un critico teatrale che di colpo si espone alle luci della ribalta e si vede guardato da coloro coi quali sino ad allora era stato complice in platea. Si può dire “Era una bella mattinata di metà Gennaio” senza sentirsi Dan Brown? Ma se lo avessi fatto dire a Dante Alighieri? O a Sherlock Holmes? Se cioè “era una bella mattina…” lo avesse detto qualcuno che era autorizzato a dirlo, perché così si poteva fare ai suoi tempi? Una maschera, ecco di cosa avrei bisogno.
Mi sono messo a leggere o a rileggere gli scritti delle menti più sopraffine, per acquistarne il ritmo e il candore. Loro avrebbero parlato per me, e io sarei stato libero da sospetti. Libero da sospetti, ma non dagli echi dell’intertestualità. Ho scoperto così ciò che gli scrittori hanno sempre saputo (e che tante volte ci hanno detto): i libri parlano sempre di altri libri e ogni storia racconta una storia già raccontata. Lo sapeva Omero, lo sapeva Cicerone, lo sapeva Ariosto, per non dire di Manzoni o di Cervantes. Per cui una mia qualunque storia non potrebbe che iniziare con un manoscritto ritrovato o un tesoro disperso, e anche quella sarebbe stata una citazione (naturalmente). Per questo mi sono messo a scrivere su questo BLOG, per questo mi celo dietro le mie pillole avvelenate, perchè così posso scrivere. Di qualunque cosa. E non ho bisogno di trovare un nuovo spunto per iniziare il mio racconto. Le mie Pillole Avvelenate sono un modo per dire la mia su tutto. E dietro io mi sento finalmente libero da ogni timore.
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