Perchè siamo curiosi... La divisa della Guardia Svizzera
Ogni giorno, invariabilmente, gruppi di persone sostano per pochi minuti o per qualche buona mezz'ora - avanti al Portone di Bronzo di San Pietro. È gente che sempre si rinnovella, mutevole e incerta, di spiccato colore esotico, che resta in contemplazione e poi esprime la propria meraviglia in tutti i più varii idiomi del mondo.
I forestieri sostano lì sorpresi dall'avvincente idea di trovarsi sul limitare dell'immenso e sconosciuto mondo vaticano. Ma il loro stupore essi l'esprimono in una maniera ben caratteristica: nell'ammirare, con una specie di affettuosa compiacenza, la guardia svizzera che passa e ripassa sotto l'arco, nell'andito grandioso, e attende con austera tranquillità allo svolgersi del proprio turno.
E ben fanno gli esteri, dacchè la guardia svizzera è da secoli il simbolo verace della fedeltà che vigila armata le soglie auguste della dimora papale. In molti, tutti forse, si interrogano sulla eccentricità della divisa portata dai difensori di Sua Santità.
I forestieri sostano lì sorpresi dall'avvincente idea di trovarsi sul limitare dell'immenso e sconosciuto mondo vaticano. Ma il loro stupore essi l'esprimono in una maniera ben caratteristica: nell'ammirare, con una specie di affettuosa compiacenza, la guardia svizzera che passa e ripassa sotto l'arco, nell'andito grandioso, e attende con austera tranquillità allo svolgersi del proprio turno.
E ben fanno gli esteri, dacchè la guardia svizzera è da secoli il simbolo verace della fedeltà che vigila armata le soglie auguste della dimora papale. In molti, tutti forse, si interrogano sulla eccentricità della divisa portata dai difensori di Sua Santità.
Per la Guardia Svizzera molti ripetono la vecchia storiella che il costume lo avrebbe suggerito Michelangelo in un momento di esaltazione estrosa o di ironica malignità. Secondo altri il disegno sarebbe stato dato dal divino Raffaello, il quale poi sarebbe proprio l'inventore della caratteristica manica larga a sbuffi. In questo ha forse contribuito il vivo ricordo del gruppo di cinque guardie svizzere nel Miracolo di Bolsena; ma non si può trarre la conseguenza che quel costume, caduto in disuso nella prima metà dei 500 sia proprio da credersi una sua invenzione.
Del resto con l'attribuire ai più grandi artisti la concezione di un costume particolarmente felice nelle sue linee e nel colore, si veniva a proclamare che una tale opera apparteneva alla fioritura artistica del migliore Rinascimento.
In verità - come ha benissimo dimostrato il Colonnello Repond nel recente e splendido volume: "Le costume de la garde suisse" - il primo documento iconografico che noi possediamo sull'argomento, è una miniatura che orna un poema manoscritto del poeta Michael Nagonius raffigurante il ritorno trionfale a Roma di Giulio II il 28 marzo 1507 dopo la spedizione di Bologna. Nella scorta si scorgono de' prigionieri e alcune guardie pontificie, tra cui il capitano Gaspard de Silenen riconoscibile dalla catena d'oro e dal bastone, emblemi del comando insigne.
Giulio II nel suo amore e nella sua stima per gli svizzeri non si accontentò solamente della guardia del corpo. Egli ottenne anche truppe di combattimento mercè l'opera del bellicoso vescovo di Sion, Matteo Schinner, cui diede poi la porpora; e a meglio mostrare l'animo suo grato, nel I512, inviava alla confederazione lo stocco e l'elmo, onori riserbati ai principi. E agli svizzeri stessi accordò il titolo ambito di defensores libertatis Ecclesiae.
Del resto con l'attribuire ai più grandi artisti la concezione di un costume particolarmente felice nelle sue linee e nel colore, si veniva a proclamare che una tale opera apparteneva alla fioritura artistica del migliore Rinascimento.
In verità - come ha benissimo dimostrato il Colonnello Repond nel recente e splendido volume: "Le costume de la garde suisse" - il primo documento iconografico che noi possediamo sull'argomento, è una miniatura che orna un poema manoscritto del poeta Michael Nagonius raffigurante il ritorno trionfale a Roma di Giulio II il 28 marzo 1507 dopo la spedizione di Bologna. Nella scorta si scorgono de' prigionieri e alcune guardie pontificie, tra cui il capitano Gaspard de Silenen riconoscibile dalla catena d'oro e dal bastone, emblemi del comando insigne.
Giulio II nel suo amore e nella sua stima per gli svizzeri non si accontentò solamente della guardia del corpo. Egli ottenne anche truppe di combattimento mercè l'opera del bellicoso vescovo di Sion, Matteo Schinner, cui diede poi la porpora; e a meglio mostrare l'animo suo grato, nel I512, inviava alla confederazione lo stocco e l'elmo, onori riserbati ai principi. E agli svizzeri stessi accordò il titolo ambito di defensores libertatis Ecclesiae.
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